Lo Speziale

Experimenti de la Ecc.ma Signora Caterina da Furlj…

Caterina Sforza, donna ammirata per la sua bellezza e intelligenza, amava la cura del viso e del corpo e, come era uso a quei tempi tra le nobildonne di corte, era solita dedicarsi alla creazione di unguenti di bellezza e rimedi curativi ottenuti tramite utilizzo di erbe medicinali, parti di animali, olii, grassi e gemme o pietre polverizzate.

La medicina dell’epoca era basata sull’utilizzo delle sanguisughe e quindi del salasso, a quell’epoca tuttavia la pozione velenosa in tutte le sue declinazioni era il composto più venduto tra le corti e quindi anche Caterina era diventata piuttosto esperta; principi e dame utilizzavano il veleno per eliminare amanti scomodi, nemici, traditori, parenti ecc..

Caterina creava tutto questo e anche di più; si dilettava anche con esperimenti di alchimia per convertire il metallo in oro, ovviamente invano e il suo orto/erbario nella Rocca di Ravaldino a Forlì era curato personalmente dal suo speziale di fiducia Lodovico Albertini, il quale le rimase fedele anche durante il suo esilio a Firenze, facendole arrivare composti e erbe anche durante la lontananza.

A lei si deve l’invenzione del cloroformio per addormentare il malato durante gli interventi e sempre a lei molti attribuiscono la nascita della cosmesi attuale, come si legge in un estratto della Nazione del 1865:

“Caterina dè Medici (Regina di Francia dal 1547 al 1559 n.d.r.) insegnò l’arte dei profumi alle Signore di Parigi, perché tale arte l’aveva appresa dalla celebre Caterina da Forlì…”
…sembra infatti che le sia stato dato il nome Caterina in memoria di Caterina Sforza, la sua antenata, avendo il figlio di quest’ultima, Giovanni dalla Bande Nere, sposato Maria Salviati e riunito così i due rami della famiglia de’ Medici..

Il figlio Giovanni dalla Bande Nere riuscì a custodire queste ricette, in tutto 471, che sono giunte ai giorni nostri e sono state raccolte in un libro, “RICETTARIO DI BELLEZZA”, pubblicato nel 1933.
Le ricette sono semplici e a noi sembrano anche molto ingenue, eccone una:
“a far li capelli niri”
Piglia acqua Decoctionis Lupinorum, et ponila in un orcio et lassala stare cinque di Da poi lavate li capilli che verranno niri.
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